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PERCHE’ QUESTI TERRORISTI COLPISCONO I NOSTRI BAMBINI? Di Jacob Reynolds

In una serie di diversi attacchi inquietanti in tutta Europa, aggressori solitari hanno preso di mira i bambini con atti di violenza particolarmente scioccanti. Si pensi all’assalto con coltello della scorsa settimana in Baviera o all’orribile accoltellamento di massa a Southport per il quale l’assassino è stato appena condannato. Ogni volta le autorità si sono affrettate a respingere il terrorismo o a tirare in ballo “problemi psicologici”. Ma lungi dall’avere nulla a che fare col terrorismo, questi attacchi ci suggeriscono l’emergere di un nuovo tipo di terrore nichilista che, sebbene diverso dal jihadismo ideologico a cui potevamo esserci abituati, si ispira però a un copione simile. Questi assassini esprimono l’odio e il disprezzo nutrito da loro nei confronti delle società occidentali contemporanee con atti di barbarie rivolti direttamente ai bambini. E la scelta dei bambini non è casuale.

È difficile non collocare questi attacchi all’interno di un modello più ampio di terrorismo che si concentra sui bambini. L’attentato alla Manchester Arena del 2017, in cui gli assaltatori islamici hanno preso di mira un concerto di Ariana Grande, uccise 22 persone, tra cui dieci minori di 20 anni, con 79 bambini ricoverati in ospedale. Il tutto si inserisce in uno schema storico che va dal massacro della scuola di Beslan nell’Ossezia settentrionale russa – dove gli islamisti ceceni presero in ostaggio centinaia di bambini – al pogrom di Hamas dell’ottobre 2023 in Israele, dove i bambini furono questa volta rapiti e uccisi.

Eppure la più recente ondata di attacchi in Occidente – compiuti da singoli individui – non si allinea perfettamente con il terrorismo altamente organizzato e ideologicamente diretto come lo si è visto a Manchester o a Beslan. Dovremmo invece intendere gli attacchi come un nuovo tipo di terrore nichilista.

Un’ondata crescente di attacchi nichilisti

Anche se scarsi, i dettagli dell’attacco della scorsa settimana in Germania sono difficili da cogliere in altro modo. Mercoledì 22 gennaio, nella città bavarese di Aschaffenburg, un richiedente asilo afghano ha iniziato a seguire un gruppo di bambini della scuola materna che stavano facendo un’escursione nella natura. Poco dopo, ha attaccato il gruppo con un coltello. La polizia ha riportato diversi feriti e, cosa ben più terribile, la morte di un bambino di 2 anni e di un uomo, apparentemente un passante intervenuto. Come è ormai consuetudine, le autorità tedesche si sono affrettate a “escludere con assoluta certezza il terrorismo” e hanno insistito sul fatto che l’individuo avesse “problemi psicologici”.

La Germania è in preda a una sorta di epidemia di incidenti di questo tipo. A maggio un poliziotto è stato ucciso da un uomo afghano dopo essere intervenuto in un attacco con coltello. Ad agosto tre persone sono state uccise da un siriano a Solingen e a dicembre un cittadino saudita ha falciato cinque persone ferendone oltre 200 nell’attacco a un mercatino di Natale a Magdeburgo.

Ma forse il parallelo più agghiacciante è l’accoltellamento di massa a Southport, in Gran Bretagna, compiuto alla fine dello scorso anno da Axel Rudakubana, un immigrato ruandese di seconda generazione che è stato appena condannato a 52 anni di carcere. I tre bambini uccisi avevano sei, sette e nove anni. Altre nove bambine hanno ricevuto cure ospedaliere, e sei di loro sono ora in condizioni critiche. La barbarie dell’attacco – i genitori hanno chiesto di non condividere i dettagli del grado di mutilazione – è quasi indescrivibile. Ha preso di mira specificamente i bambini, attaccando un gruppo che frequentava un corso di danza di Taylor Swift. Il criminale ha detto alla polizia: “È un bene che quei bambini siano morti. Sono così contento, così felice”.

Le autorità hanno insistito sul fatto che l’attacco non aveva nulla a che fare con il terrorismo, nonostante il possesso di un manuale di addestramento di Al-Qaeda, del veleno e di una storia di segnalazioni al programma anti-estremismo del Regno Unito, Prevent. Sono stati anche resi noti il suo interesse per il “genocidio bianco” e la sua coltivazione di lungo corso di una serie di rancori a base razziale nei confronti del popolo britannico.

Analogamente nel giugno 2023, un siriano con lo status di rifugiato in Svezia ha tentato di massacrare dei bambini in un parco di Annecy, in Francia. In quell’occasione a accoltellato quattro bambini di età compresa tra i 22 mesi e i tre anni. Anche in questo caso la polizia ha affermato che egli non aveva intenzioni terroristiche.

Non si tratta di attacchi esplicitamente jihadisti. Ma non possono nemmeno essere liquidati come atti di violenza casuale. Abbiamo bisogno di un nuovo quadro di riferimento per comprenderli.

Un terrore di diverso tipo

Un articolo molto acuto di Chris Bayliss su The Critic The nihilism of newcomers | Chris Bayliss | The Critic Magazine offre una lente per questi attacchi. Bayliss sostiene che questi autori sembrano essere “individui che sono arrivati o i cui genitori sono arrivati… in gran parte per mancanza di un altro posto al mondo dove stare”. Il loro tratto distintivo è la totale alienazione dalle società in cui vivono: “Più che di fanatismo o di zelo, la nostra nuova generazione di aggressori violenti sembra mostrare segni di nichilismo. In effetti, c’è da chiedersi fino a che punto questo tipo di attività possa essere descritto come “terrorismo”… Non guidano le auto contro folle di acquirenti natalizi per unire la Umma… Piuttosto, il gesto è la massima espressione del disprezzo e del risentimento per una società che non capiscono e con cui non sentono alcun legame.”

Bayliss potrebbe essere troppo corrivo nel suo modo di mettere in discussione il linguaggio del terrorismo. Una ragione per non farlo è che le nostre autorità paiono determinate a minimizzare questi incidenti come atti casuali o come fallimenti dei servizi sociali. Ma il nichilismo che egli individua aiuta a spiegare la fissazione sui bambini. I bambini rappresentano il futuro di una società, ne incarnano l’innocenza e la vitalità. Per simili individui, alienati e consumati dal disprezzo, i bambini possono essere i bersagli più potenti e scioccanti: un colpo mirato proprio a ciò che la società che li ospita apprezza di più.

L’attenzione ripetuta per eventi legati ai giovani – concerti di Ariana Grande, corsi di ballo di Taylor Swift – suggerisce che non si tratta di scelte casuali, ma di gesti simbolici dalla risonanza profonda. Ragazze che ballano: cosa rappresenta meglio e più icasticamente la cosiddetta “decadenza” dell’Occidente?

Odio per l’Occidente, anche senza un grande piano

Si tratta di un terrorismo isolato, risentito e spesso titolato. Rudakubana pareva ossessionato dall’idea di pulizia etnica, nutriva rancori per un presunto trattamento “razzista” in Gran Bretagna. L’attentatore di Annecy invece sembrava motivato dalla rabbia per il rifiuto della sua richiesta di asilo. Il loro terrore nasce dall’odio per una società alla quale non appartengono e che non capiscono. In questo senso, le loro azioni attingono al copione ideologico del jihadismo – con relativo disprezzo per le società occidentali – anche se non dispongono di un programma politico coerente o marcatamente islamista.

Per questi individui, eliminare i bambini è un modo grottesco di esprimere alienazione, disprezzo e disgusto per la società che li circonda. La “coltivazione” di un sentimento di dolore di tipo terroristico li incoraggia a scagliarsi contro gli obiettivi più indifesi (ecco l’oltraggio che arrecano) che riescono a trovare sulla loro strada. Condividono il disprezzo dei terroristi ideologici per l’Occidente, quando non anche il loro livello di organizzazione. Non possiamo fingere seriamente che non vi sia un legame tra le due cose in quanto gli aggressori di oggi seguono nichilisticamente il copione fornito loro dall’islamismo radicale.

Per affrontare questa crescente ondata di terrore dobbiamo affrontare l’antioccidentalismo coltivato dagli islamisti e dal codazzo dei loro apologeti. Per garantire la sicurezza della società non basterà stringere le frontiere, da lungo tempo resesi ormai necessarie, ma occorrerà pure fare i conti con l’odio che, alla radice, alimenta  questi attacchi.

 

Jacob Reynolds

Head of Policy – MCC Brussels

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