Dalle migrazioni di massa alle questioni ambientali, dall’emergere di presunti “nuovi diritti” alla crisi economica, dalla “sfida tecnologica” all’opinionismo della rete, sono tantissime le questioni critiche che attanagliano l’umanità in genere ed in particolar modo il c.d. “mondo occidentale”. Problemi diversificati, nei confronti dei quali emerge la totale incapacità dei governi di fornire le risposte adeguate a fenomeni che si caratterizzano sempre più in maniera globale.
Le letture che spesso vengono proposte riflettono la deriva economicista di cui è ammalata la cultura “occidentale”: le poche volte in cui ci si interroga sulle cause dei fenomeni, viene fornita una risposta attraverso le lenti delle dinamiche economiche, secondo una deriva tipicamente marxista (ma di derivazione smithiana, e dunque liberal-liberista) che vorrebbe l’economia quale “motore della Storia”.
La verità è che la “guerra” che vive l’Occidente non è economica, in quanto l’Economico – a cui è stata attribuita una centralità contro natura – è riflesso di qualcos’altro, qualcosa che muove ogni scelta, anche (ma non solo) di natura economica. In altri termini, le opzioni economiche non sono “originarie”, ma derivano da qualcos’altro.
Tutto sta, se si vuol davvero comprendere il Reale e – quindi – provare a fornire soluzioni ai diversi problemi, individuare questo Altro.
L’operazione, apparentemente complessa, risulta in realtà facilitata dall’osservazione di un filo conduttore unitario che lega il capitalismo finanziario di matrice ordoliberale alla teoria gender, la diffusione di filosofie vegane all’ambientalismo, le politiche per il controllo delle nascite all’animalismo.
E questo filo conduttore, che emerge nel campo dell’etica e che può essere identificato con quello che Benedetto XVI ha chiamato “dittatura del relativismo”, ha il suo capo di origine nell’ambito del religioso.
Affermare che oggi esista una guerra non economica, ma teologica, potrebbe far storcere il naso a molti, ma così è, e tale scontro è tra la Realtà – che si legge attraverso la Verità rivelata – e la neo-gnosi, ossia una “conoscenza” deviata del reale.
Mircea Eliade, del resto, ha ampiamente dimostrato come ogni manifestazione della realtà umana, abbia matrice religiosa e sacrale: per il grande studioso, ogni oggetto, ogni azione, ogni mestiere,
persino ogni attività rispondente alla soddisfazione dei bisogni primari, è una “ierofania”, ossia manifestazione del Sacro.
Tutto, nella vita dell’Uomo, è religioso. Dal che, si evince proprio il fatto che l’Uomo, sia in realtà, un essere vivente che si caratterizza, rispetto a tutti gli altri, per il suo essere religioso. Julien Reis ha poi perfezionato e compiutamente definito questa concezione antropologica di matrice realista, poiché basata sulla natura delle cose, in questo caso dell’essere umano quale homo religiosus.
E’ evidente dunque che lo scontro in atto sia di natura religiosa: da una lato una scelta di Verità, che rispetta il Reale e che concepisce l’Uomo e l’intero Creato come atto di amore da parte del Creatore, con tutta una serie di conseguenze e ricadute “concrete”. Dall’altro, quella che può essere definita “teologia negativa”: Dio è completamente estraneo al Mondo, anzi, il Mondo stesso – fatto di materia fisica – è frutto di una caduta, e dunque è negativo. L’universo è negativo, così come lo stesso corpo umano, in quanto la materia fisica nasce da una degradazione di un Tutto indistinto, da un Uno primordiale increato a cui l’essere umano deve tornare.
E’ chiaro che facendo questo tipo di scelta teologica, se tutto l’universo materiale – uomini, animali, piante, cose – deriva per una sorta di smarrimento da un Uno indistinto, è facile porre sullo stesso piano esseri umani e bestie, o optare per derive ambientaliste in quanto la natura selvaggia avrebbe preso meno parte al Male portato dall’Uomo, concepito come Nemico e odiato in quanto essere ontologicamente malvagio.
E’ palese anche che l’avversione alla corporalità, l’odio per il corpo fisico, in quanto “prigione” della Psyché (ossia della “mente”), produce come conseguenza la “naturalità” della teoria gender così come delle politiche abortiste, eutanasiche e neo-malthusiane.
Allo stesso modo, l’idea gnostica che soltanto a pochi eletti sia riservata la conoscenza e la possibilità di interagire con il divino, a differenza della massa condannata ad una esistenza “bestiale”, produce in maniera pressoché consequenziale tutte le forme di sfruttamento dell’uomo sull’uomo che oggi raggiungono il proprio apice nel modello economico ordo-liberale, impregnato di gnosi immanentista.
E che si tratti di teologia – e non di economia – è evidente anche senza citare la nota tesi di Max Weber: dalla Teologia quale chiava autentica di lettura e comprensione del Reale, tipica di tutte le culture della Terra, definita dalla Rivelazione e portata a compimento durante il Medioevo cristiano attraverso una compiuta Teologia della Storia, si è passati alla Teologia dello Stato di Hegel, alla religione civile di Comte attuata nelle forme della religione atea di Marx, all’attuale Teologia del Mercato ed ad una sorta di religione scientista.
In altri termini, non è che considerato erroneamente Dio tamquam non esset, l’Uomo, proprio perché essere ontologicamente religioso, non abbia deificato altro: e così, se i totalitarismi – dove lo Stato prende il posto di Dio – sono figli culturali del laicismo della Rivoluzione Francese, l’Economicismo oggi dominante porta alla sacralizzazione del Mercato, così come il Nichilismo al culto sacrale dell’Io e al dominio della Tecnica.
Con la diffusione di tutta una serie di manifestazioni religiose che assumo le vesti vuoi dell’animalismo – che sembra sempre più configurarsi come un ritorno al totemismo – vuoi del gender.
E’ interessante notare che dalla scelta di fondo, primordiale, che nel Genesi è descritta come il cedere alla tentazione luciferina di mangiare il frutto dell’albero del Bene e del Male per essere come Dio (ossia l’Io che pretende di farsi Dio e si arroga il diritto di scegliere ciò che è Bene e ciò che è Male, scelta preclusa all’essere umano, pena l’autodistruzione) non sono esclusi né i c.d. atei, né gli agnostici.
Se infatti per l’ateo è evidente la matrice gnostica della propria scelta, consistente nell’auto-deificazione, nella sacralizzazione del Sé, dove l’ego è centro del cosmo e che è esattamente la posizione gnostico-spuria per la quale l’Io è soltanto inconsapevole di essere già divino, per l’agnostico le cose non sono molto differenti: se infatti si nega o si dichiara del tutto inconoscibile, o persino inesistente la Verità (come fanno i relativisti) non può altro desumersene se non che l’ego rimane l’unico criterio gnoseologico e di approccio al mondo. E dunque che è sempre l’Io che si fa Dio, in adesione alla teologia gnostica.
Se perciò non si può sfuggire alla scelta teologica tra Rivelazione e Gnosi, se quindi la scelta religiosa è alla base di qualsiasi manifestazione dell’essere umano, si potrebbe essere tentati di rovesciare Marx, affermando che la Religione è tutto, quale “motore della Storia”, e il resto (alimentazione, lavoro, politica, economica, etc) sono solo sovrastrutture del Religioso.
Questa tesi, che certamente risulta essere più vicina al vero rispetto all’economicismo marxista – e probabilmente potrebbe essere fatta propria da certo mondo mussulmano e dal giudaismo, dove le manifestazioni “sociali” derivano dalla Legge divina – non è però la verità: infatti, l’Uomo è sia essere religioso, che zoon politikon physei, ossia per natura è essere relazionale.
E dunque, la duplice natura (religiosa e relazionale) dell’essere umano fa sì che esista un equilibrio tra Dio e Mondo, scaturente dalla constatazione che l’Uomo è posto da Dio al centro del Creato e in relazione fraterna con gli altri uomini in quanto figli dell’unico Padre.
Ecco che dunque il Religioso fonda le altre scelte, quelle a carattere relazionale, ma queste, a loro volta si esplicano in una dimensione orizzontale, che guarda a quella verticale (cioè verso Dio)
come ordinatrice della Realtà, che non è negata né considerata come negativa, altrimenti si ricadrebbe nell’errore gnostico.
Ma dal pericolo rappresentato dalla nuova gnosi, non sono affatto esenti i cattolici.
Esiste infatti l’errore dell’umanitarismo e della “sinistra cattolica”, che guarda alle relazioni con gli altri e con il creato in nome di vaghi “valori umani” e/o sedicenti “cristiani”, dimenticando o prescindendo dalla scelta teologica di base e dal continuo rapporto con Dio, cadendo anch’essa nell’eresia gnostica (l’Uomo che prescinde da Dio e si fa Dio egli stesso) abbandonano così la Fides. Predicando una sorta di indifferentismo religioso ed identificando di fatto il Mondo con Dio, tale corrente di “sinistra”, cade chiaramente nello gnosticismo.
D’altro canto errata è la posizione di taluni ambienti di “destra cristiana” ammaliati dal neo-conservatorismo, per i quali l’importante è la cura della propria salus animae, attraverso riti e sacramenti per conservare il rapporto con Dio tramite una perenne iniziazione individuale, ignorando la relazione con il Prossimo e con il Mondo, da cui meglio staccarsi in una sorta di ascetismo che troppo spesso finisce per assumere le caratteristiche di una neo-gnosi esoterica avversa alla Creazione, dimenticando così la virtù della Caritas. E’ chiaro che tale corrente finisca per correre il rischio di trascendere verso uno gnosticismo di marca neoplatonica, o persino orfica.
Ma è la stessa valenza simbolica della Croce, con l’asse verticale ed orizzontale perfettamente intersecati, ad indicare la strada del giusto equilibrio tra Dio e Mondo, rammentando che il Mondo è creato da Dio per mero atto d’amore.
E’ evidente dunque che oggi l’umanità, ed in particolare l’Occidente, viva un attacco feroce da parte di un nuovo gnosticismo che, a differenza del passato, rischia di diffondersi a livello di masse popolari. Comprendere questo, ed avere le giuste chiavi di lettura del Reale, partendo dalla centralità della Teologia, è già un punto di partenza per combattere un vecchio Nemico che, a cicli alterni, riemerge nella storia dell’Umanità per deviarla e portarla verso la distruzione.
Luca De Netto