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UNAR (IMMORALIA) NEL MIRINO. DALLE REGOLE PER I GIORNALISTI ALLO SCANDALO. Di Fabio Torriero

Francesco Spano, direttore dimissionario dell’Unar.

Ecco il manuale Cencelli dell’Unar, da ieri nell’occhio del ciclone per un bando che ha finanziato (con fondi milionari) associazioni del mondo Lgbt e arcobaleno in genere, tra cui (sempre se l’inchiesta confermerà il filmato delle Iene) l’Anddos, rea di ospitare nelle sue sedi orge, festini, prostituzione gay e favorire il consumo di droga.

Una tempesta che ha portato alle dimissioni il direttore dell’Unar Francesco Spano, con tanto di tessera di socio Anddos.

Ma in questa sede non interessa la vicenda giudiziaria. E’ il ruolo dell’Unar, diretta emanazione della presidenza del Consiglio, bandiera istituzionale delle campagne antidiscriminazioni (gay compresi), che merita una riflessione. Certamente ora, alla luce degli ultimi fatti, le sue direttive etiche, acquistano un altro significato. E peccato che fino a qualche tempo fa, era la stella polare delle vere concezioni tolleranti, addirittura fino al punto di certificare la neo-lingua democratica, da imporre ai giornalisti (pardon, consigliare). Ricostruiamo questa storia.

L’11 dicembre del 2013, infatti, il ministero per le Pari opportunità presentava le Linee guida per un’informazione “rispettosa delle persone LGBT”, un documento-compendio derivato da un ciclo di incontri organizzato dall’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) con “Redattore Sociale”, e con il patrocinio dell’Ordine nazionale dei giornalisti e della Federazione nazionale stampa italiana, delle amministrazioni comunali, degli Ordini regionali e dei sindacati dei giornalisti delle città ospitanti.

Ma vediamo i “consigli”.

REGOLE PER NON ESSERE OMOFOBI

No a discorsi d’odio. Il giornalista deve:

“Virgolettare i discorsi o parte di discorsi di personalità pubbliche che incitano all’odio contro le persone LGBT, usando particolare attenzione nella titolazione”; “avere cura di ricercare fonti e dati che contestualizzino e forniscano informazioni attendibili e verificabili sui temi e gli argomenti delle dichiarazioni”; “riferirsi se necessario alle corrette definizioni dei termini ed effettuare – in casi di confusione nei discorsi – le dovute distinzioni (per esempio tra omosessualità e transessualità)”; “fare attenzione nella scelta delle immagini, affinché non rafforzino gli stereotipi negativi veicolati dai discorsi pubblici riportati nell’articolo”; “avere una lista di risorse informative a livello nazionale e locale – esperti di tematiche LGBT e rappresentanti di associazioni – da utilizzare per avere in tempi rapidi dichiarazioni che permettano una composizione bilanciata del servizio”.

COMING OUT

Spiegando la differenza tra outing e coming out, no a descrivere «la cosiddetta “ostentazione” e al «luogo comune del “gay esibizionista”; sì al coming out “promosso dall’attivismo per i diritti Lgbt perché segnala l’accettazione di sé e promuove la trasformazione di atteggiamenti e comportamenti verso le differenze della società in cui si vive”.

GAY PRIDE

No ad evidenziare le figure più trasgressive e svestite stimolano un immaginario sbagliato e mettono “in secondo piano il tema dei diritti”.

FAMIGLIA OMOGENITORIALE

Matrimonio e famiglia? Il documento non si ferma a quella “tradizionale” (da ribadire che per chi non crede alle linee guida si tratta di famiglia naturale non tradizionale), bisogna parlare di “famiglie” non di “famiglia”. Vige la visione della “normalizzazione” dell’omosessualità, e le famiglie sono omogenitoriali, oppure con due papà, due mamme. Meglio ancora parlare, semplicemente, di famiglie». No alla parola matrimonio gay,non è diverso da quello tradizionale come invece sembra suggerire il termine sbagliato.

UTERO IN AFFITTO

No, si dice maternità surrogata, Occorre evitare l’espressione, e i media televisivi, quelli condotto da tanti giornalisti allineati (nel senso di rispetto si delle linee guida) hanno spesso rimproveratol’interlocutore che si esrpimeva diversamente. Sbagliato passare l’idea negativa e commerciale del bambino che in effetti però viene comprato prima da una donna come ovulo, poi viene affittato un utero come contenitore fino alla nascita.  Quella della coppia gay o lesbica “è un’aspirazione ad avere un proprio figlio”.

TIC OMOFOBICI

Capitolo diviso nei sottocapitoli “esperti, interlocutori, specialisti, contraddittorio”:

ESPERTI

Tendenza a consultare esperti o giornalisti non gay o lesbiche o transessuali/transgender per pregiudizio nei confronti delle persone LGBT.

INTERLOCUTORI

Consultare le associazioni che lavorano ampiamente su temi meglio di giornalisti noti etc

SPECIALISTI

No a consultare specialisti, possono affrontare solo il funzionamento di queste famiglie, ma apportano nulla alla riflessione pubblica, politica sul tema che riguarda l’intera società.

CONTRADDITTORIO

No al confronto tra chi difende i diritti delle persone LGBT e chi li contrasta. Non è ovvio che bisogna procedere in questo modo.

Due elementi, per concludere, sono sconfortanti: il dato politico e quello morale. Con i soldi pubblici l’Unar, sovvenziona gli amici degli amici, concedendo qualche spicciolo, come foglia di fico, a movimenti e istituzioni cattoliche (come Sant’Egidio e Giovanni XXIII). Si candida a certificare la legittimità democratica e tollerante urbi et orbi e poi legittima di fatto associazioni che di “significativo sul piano culturale” non hanno nulla, se non pratiche sessuali e non solo, da noi considerati reati. Perdendo ovviamente ogni titolarità ormai a rappresentare il verbo democratico e laicista. Il problema è semmai, se la sua ragione sociale può essere modificata (bloccando la possibilità di organizzare bandi, o coinvolgendo altri soggetti per controllarli), oppure se la sua esistenza dipenda da una regia ben precisa che ha come obiettivo la colonizzazione ideologica della società italiana.

FABIO TORRIERO

Direttore IntelligoNews

#sesso #gay #unar  #LGBT

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