IL “DON PEDRO DI ELISONDA” DI GIOVANNI MARTINI. A cura di Nicolò Dal Grande

Rivive l’opera che presentò l’emergente scrittore vicentino apprezzato da Fogazzaro.

A cura di Nicolò Dal Grande

Tra gli episodi più interessanti della storia spagnola, il ciclo delle guerre carliste (1833-1876) rappresenta uno snodo cruciale per comprendere la divisione sociale che caratterizzò il Regno di Spagna nel XIX secolo, portando prima all’instaurazione della Repubblica e poi alla cruenta guerra civile (1936-1939) e alla seguente dittatura franchista. Una divisione profonda che tuttora caratterizza la società iberica, divisa tra un mondo legato all’identità nazionalista, uno legato al progressismo e all’autonomismo/indipendentismo – tipico della Catalogna ad esempio – e un altro ancora prettamente legato alla tradizione cattolica, in parte convergente ma su infinità di punti divergente dai primi due. Quest’ultimo fu il mondo del “Carlismo”, la fazione che sostenne le pretese al trono di Carlo di Borbone (1788-1855), defraudato del diritto dalla decisione del morente Ferdinando VII (1784-1833) di abolire la legge salica di successione per favorire l’ascesa della figlia Isabella II (1830-1904).

Poco sappiamo invece del rapporto che i carlisti, vinti sul campo di battaglia, ebbero con gli ambienti cattolici e tradizionalisti veneti, quest’ultimi ostili allo Stato liberale sabaudo reo di aver detronizzato Papa Pio IX (1792-1878); rapporti favoriti dall’esilio dei pretendenti eredi di Carlo, i quali soggiornarono anche in Italia.

Un legame che coinvolse il giovane scrittore vicentino Giovanni Martini (1876-1905) il quale dedicò un’opera teatrale alle guerre carliste, il “Don Pedro di Elisonda”, il quale oggi rivive nello studio critico dell’emergente studioso Riccardo Pasqualin.

vicino al movimento degli intransigenti e alle idee sociali cattoliche espresse nella Rerum Novarum di Papa Leone XIII (1810-1903), il Martini, i cui scritti trovavano l’apprezzamento del grande Antonio Fogazzaro (1942-1911), il dramma riscosse un buon successo alla prima teatrale andata in scena nel 1900; ispirato al romanzo “I diamanti della principessa di Beira” (1875) del gesuita Luigi Previti (1823-1892), narra l’epopea dei conti di Elisonda nel tentativo di riconquistare l’onore perduto agli occhi del pretendente Carlo V, dopo la condanna dovuta a falsa accusa di tradimento; una storia di fantasia ambientata durante la Prima Guerra Carlista (1833-1840), poggiante su fatti realmente svolti e contornata da personaggi realmente esistiti, quali Carlo di Borbone o il generale basco Tomás de Zumalacárregui (1788-1835), in grado di positivamente alla critica un emergente autore la cui carriera fu tragicamente stroncata dalla prematura morte per Tisi, avvenuta nel 1905 poco prima del matrimonio e prima ancora della laurea in lettere.

Un nome, quello di Martini, che oggi rivive grazie al preciso studio del Pasqualin; attraverso un’attenta e critica ricostruzione biografica, viene ricostruito il rapporto e le simpatie che l’autore nutrì nei confronti del carlismo, movimento politico che in queste pagine viene attentamente presentato nell’essenza, nei concetti e negli obbiettivi politici, redatti a introduzione e presentazione del dramma teatrale che torna oggi a rivivere assieme al nome di una promessa letteraria veneta e italiana, altrimenti destinata all’oblio.

Martini G., Pasqualin R. (a.c.), “Don Pedro di Elisonda. Episodio della Guerra dei Carlisti. Dramma (1900)”, Solfanelli, pag. 128, € 12.00