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PICCOLA BIBLIOTECA CONTRO LA RUSSOFOBIA IMPERANTE. Di Antonio De Felip.

Alla fine di aprile è comparso su LaVerità un articolo di Adrano Scianca che segnalava l’uscita di due libri che raccolgono alcuni “discorsi di battaglia” di Volodymyr Zelensky. Ai nostri fini, è assai significativo il titolo: “Zelensky ha già vinto. In libreria” Sottotitolo: “Le parole del leader ucraino finiscono in una raccolta dei discorsi che hanno cambiato la storia e in un’antologia dedicata. L’ex comico viene fatto passare per un nuovo Socrate” E’ un dato di fatto che, in Italia e in tutto l’Occidente (ammesso che il termine “Occidente” abbia un minimo senso storico e geopolitico), è in corso una totalitaria, gigantesca opera di disinformazione sulla Russia, sull’Ucraina, sulla loro storia, sul Donbass, sulla minacciosa violazione degli accordi del 1991, da parte della Nato, riguardo alla non espansione all’est e sul mancato rispetto, da parte dell’Ucraina, degli accordi di Minsk. Sui massacri di russi, bruciati vivi a Odessa nel palazzo dei sindacati da attivisti “nazionalisti” ucraini nel 2014 e sul brutale genocidio di russi del Donbass dal 2014 ai nostri giorni da parte delle bande di Kiev è calato un pesante silenzio massmediatico, così come sul brutale colpo di stato di Maidan sempre del 2014 che, defenestrando il legittimo presidente dell’Ucraina Yanukovich, diede il via alla crisi attuale, che è ben anteriore all’intervento russo del febbraio 2022.  Né si dice che questo colpo di stato ricevette attivo supporto da parte dei servizi occidentali e dalle organizzazioni sovversive facenti capo al solito Soros. Silenzio sul feroce regime instaurato dai governanti ucraini, con partiti d’opposizione sciolti, leader russofili incarcerati e torturati, giornalisti indipendenti non sottomessi a Zelensky e ai suoi oligarchi corrotti assassinati sotto casa, giornali e televisioni chiuse. Nel mirino, con minacce e inserimento in liste di proscrizione, anche un giornalista italiano, Giorgio Bianchi, che ha documentato le violenze ucraine nel Donbass, testimoniando anche davanti all’ONU.

La stampa, i partiti, salvo qualche caso individuale, i telegiornali, i talk-show, gli opinion leader, considerando tali anche guitti, sciantose e membri di band noti per il loro buon gusto e sobrietà, sono tutti schierati sul fronte atlantista, europoide e russofobico. I politologi dell’ISPI hanno preso il posto dei virologi nelle trasmissioni delle televisioni di regime. Un giorno decideremo quale, tra le due categorie, abbia contribuito di più alla disinformazione. Alcuni intellettuali sono stati brutalmente silenziati e cacciati dai media perché giudicati non sufficientemente solerti ed entusiasti nello sport della “caccia al russo”.

Persino Bergoglio si è fatto fotografare, ingrugnito come al solito, mentre sventolava una bandiera giallo-azzurra e, con la raffinatezza linguistica, l’amabilità e il savoir-faire che notoriamente lo contraddistinguono, ha definito il Patriarca Kirill, considerato santo da milioni di fedeli ortodossi, “chierichetto di Putin”.

Nonostante questo possente rullo compressore propagandistico, molti italiani, sia benedetto il nostro scetticismo nazionale, sono rimasti, seguendo la lezione di Prezzolini, “apoti”, cioè non la bevono. Sentono, anche solo intuitivamente, che questa enfasi retorica, questa alterata narrazione sopra le righe, le censure e le aggressioni verbali a interlocutori scomodi nascondono qualcosa: “non ce la raccontano giusta”, pensano. Hanno ragione. Allora proviamo a proporre qualche testo che possa aiutare nel disvelamento delle menzogne atlantiste e zelenskiane e nel far dire loro “allora avevo ragione”.

Iniziamo con un libro “della casa”: AA.VV. Il 3° millennio della Terza Roma. Status e potenza del modello culturale e politico russo, I Quaderni di Domus Europa, il Cerchio Iniziative editoriali. Una serie di interventi di qualità che chiariscono il contesto storico-culturale dal quale si è originato il conflitto. Dall’analisi introduttiva di Aldo Ferrari al racconto, di Andrea Franco, delle rivendicazioni linguistiche nel XIX secolo alla descrizione, di Adolfo Morganti, dell’attuale situazione riguardo ai vari scismi eterodiretti che hanno colpito la Chiesa ucraina aderente, da sempre, al Patriarcato di Mosca, alla complessità e profondità del pensiero di Aleksandr Dugin ben illustrate da Alessio Mulas e diversi altri interventi (Maurizio Carta, Pietro Figuera, Fabrizio Vielmini, Giannicola Saldutti, Edoardo Bonatti, Lorenzo Cerimele, Antonciro Cozzi), di elevato valore scientifico che molto ci dicono sulla storia e l’attuale proiezione geopolitica (ad esempio l’Artico) della Terza Roma.

“Perché non appena si parla della Russia la stampa occidentale è a tal punto carente di obiettività? Come si spiegano questi riflessi denigratori? Perché i valori che nobilitavano il giornalismo, come la ricerca della verità, lo sforzo di comprensione, la volontà di sapere, il confronto dei punti di vista, l’empatia, il rispetto vengono gettati a mare non appena le parole “Russia” e “Putin” vengono pronunciate?” La frase è tratta da: Guy Mettan, Russofobia, Sandro Teti Editore, introduzione di Franco Cardini. L’autore, affermato giornalista svizzero, con questo documentato libro ha voluto svelare la patologia storico-politica che da tempo corrode i giudizi di opinion leader e intellettuali europei: la russofobia. Originatasi, almeno in parte, nella Gran Bretagna del XIX secolo ad opera della stampa liberal, quest’odio per l’Impero zarista emergente vittorioso dalla lotta di liberazione europea contro la barbarie napoleonica, ha alimentato il mito del “Grande Gioco” di Kipling e ha raggiunto il suo acme con la sciagurata guerra di Crimea, quando nazioni soi-disant  cristiane, la Gran Bretagna, la Francia, il Piemonte aggredirono la Santa Russia in difesa di un impero, quello ottomano, conquistatore e distruttore di Costantinopoli, da sempre massacratore di cristiani e che per secoli aveva cercato di distruggere la nostra civiltà europea. Pur con scontatissime cautele sulla storia fatta con i “se”, se la Russia non fosse stata fermata, avrebbe assai probabilmente liberato Costantinopoli restituendola alla civiltà cristiana ed evitando le successive stragi di armeni, greci e caldei a opera dei turchi. Il testo di Mettan giunge al colpo di stato di Maidan e l’inizio dell’aggressione ucraina ai territori russi del Donbass e indica con chiarezza gli attori dell’attuale russofobia: le élite liberal statunitensi, i falchi militari del Pentagono, le potentissime Fondazioni e ONG radicali tra cui primeggiano quelle di Soros, gli ipernazionalisti polacchi e baltici, che traggono una rendita politica euroatlantica dal loro antistorico isterismo vittimistico antisovietico, volutamente confondendo l’URSS con la Russia attuale.

Chi vuole informarsi sull’evoluzione ideologica della/nella Russia post-sovietica, sull’emergere, o il riemergere, di nuove o antiche culture politiche, sugli autori e gli intellettuali che stanno influenzando il “sentire comune” dell’ecumene russo (di cui l’Ucraina è innegabilmente parte), deve leggere questo testo: Paolo Borgognone, Capire la Russia. Correnti politiche e dinamiche sociali nella Russia e nell’Ucraina postsovietiche, Zambon Editore, con prefazione di Giulietto Chiesa.

Il libro è una documentata analisi delle varie correnti politico-intellettuali che si muovono sull’orizzonte ideologico della Russia: i liberali filo-occidentali, gli etno-nazionalisti, i conservatori-rivoluzionari, l’eurasiatismo di Aleksandr Dugin, la destra classica, i neo-comunisti nazional-patriottici, “rosso-bruni” e “post-marxisti” del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF) di Gennadij Zjuganov. Tra l’altro, per chi volesse avvicinarsi al pensiero di Aleksandr Dugin, filosofo e politologo tradizionalista (“O il liberalismo o la Tradizione”; “Il mio sogno è, in fondo, l’incontro tra una destra sociale e una sinistra identitaria”), ammiratore di Julius Evola, spesso citato in Occidente ma poco letto, nonostante molti dei suoi libri siano stati tradotti in italiano, può trovare nelle pagine di Borgognone una utilissima introduzione. Ma nel testo c’è molto di più: il racconto di fatti spesso ignorati dall’opinione pubblica, come il ruolo delle ONG, quelle di Soros in prima fila, e delle agenzie governative statunitensi nel finanziamento e nell’organizzazione di azioni sovversive nell’est europeo, in Ucraina (ancora il colpo di stato di Maidan, ad esempio) e in Russia; l’appoggio, organizzativo e finanziario, a violenti gruppi femministi porno-trash come le Femen e le Pussy Riot, quelle che occuparono la Cattedrale di Mosca, orinarono sull’altare urlando “puttana” all’indirizzo del patriarca Kirill e che, arrestate, ricevettero la solidarietà di mezza Hollywood e di tutto il mondo liberal, democratico, omosessualista e abortista USA. Pochi sanno che “esperti” USA fecero da “consulenti” al governo golpista ucraino nella feroce repressione dei russi, russofoni e russofili, maggioranza nel paese che aveva eletto il legittimo presidente Yanukovich, defenestrato dai golpisti.

AA.VV. Attacco all’Ucraina, Sandro Teti Editore. Il titolo non deve ingannare: si tratta di un’analisi di diversi storici, giornalisti, analisti sulla crisi ucraina, il colpo di stato del 2014, il Donbass: storia, antefatti, cronaca, fatti nascosti, attori occulti, falsità occidentali. Gli autori, per autorevolezza accademica, competenze ed esperienze, sono tutti di qualità: Lucio Caracciolo, Giulietto Chiesa, Nicolai Lilin, Carlo Freccero, Aldo Ferrari, Fausto Biloslavo, Franco Cardini, Paolo Calzini, Stefano Bruno Galli, Maurizio Carta. A quest’ultimo e all’editore Sandro Teti dobbiamo l’introduzione. Ancora una volta, emergono dati, nomi e fatti sul ruolo delle agenzie governative USA e delle ONG di Soros nel rovesciamento del legittimo governo nel 2014. Lucio Caracciolo e Nicolai Lilin ci ricordano come associazioni come la National Endowment for Democracy, finanziata dal Congresso USA, e la International Reinassance Foundation di George Soros sostengano progetti di sovversione e di regime change in tutto il mondo e l’Ucraina è stato un caso di scuola. Presunti “dissidenti”, in Russia e in Ucraina, che non rappresentavano nessuno, sono stati coperti di dollari da queste e altre organizzazioni sovversive liberal. Stefano Bruno Galli ripercorre le feroci violenze e le gravi violazioni dei diritti umani contro i russi del Donbass ad opera delle bande ucraine a partire dal 2014. E l’Unione Europea, anziché colpire i massacratori di Kiev, ha pensato bene di sanzionare non solo la Russia, ma anche personalità ucraine “non allineate”. Nel suo intervento il giornalista Giulietto Chiesa, profondo conoscitore dell’est europeo che ci ha purtroppo lasciati due anni or sono, così annota: “Raramente l’Occidente ha dato prova di una così totale, faziosa incomprensione e attiva falsificazione dei dati della realtà”. L’affermazione potrebbe descrivere tranquillamente la situazione attuale, così come questa: “La Russia sta subendo un’aggressione e si sta difendendo. E’ stata costretta ad assistere a un vero e proprio massacro di cittadini russi, sebbene con passaporto ucraino, a due passi dalle proprie frontiere”. Per chi ama la Storia, è da leggere l’intervento di Franco Cardini sui motivi storico-dinastici che legittimano la Santa Russia a definirsi “Terza Roma”.

AA.VV. Donbass Una guerra nel cuore d’Europa, Passaggio al Bosco, postfazione di Aleksandr Dugin. Un testo sulla tragedia del Donbass russo, con interventi anche di reporter di guerra che ci descrivono cosa è veramente è successo e perché si sono costituite le Repubbliche Popolari di Doneck e Lugansk. L’introduzione di Marco Scatarzi contiene un’interessante riflessione sui cosiddetti, presunti “neonazisti” e “nazionalisti” del Battaglione Azov e del Pravyj Sektor (Settore Destro. Nessun riferimento politico: è una “curva” di ultras calcistici). Sulla credibilità politica delle rivendicazioni ideologiche “di destra” di questi presunti nazionalisti e sulla loro veridicità giustamente si interroga Scatarzi: “E davvero possibile immaginare di costruire un’Europa “identitaria, ultranazionalista e bianca” trovando come primo alleato il governo americano e le Ong di George Soros?” E contro chi accusa le repubbliche “popolari” indipendentiste di essere “leniniste”, cita quanto afferma Maurizio Carta, che abbiamo già incontrato ne Attacco all’Ucraina: “I responsabili politici e militari di Novorossija sono quanto di più lontano si possa pensare dalla sinistra internazionalista. […] Sono spesso attratti dalle teorie del professor Aleksandr Dugin. […] Vivono nel mito di personaggi come Vrangel’ o dei generali bianchi. La Costituzione della repubblica popolare di Doneck persegue l’omosessualità, è confessionale (è prevista come religione di Stato quella cristiano ortodossa con l’affiliazione al Patriarcato di Mosca), vieta l’aborto” Lo conferma una delle belle fotografie in bianco e nero che corredano il libro, l’immagine di un volontario filorusso del Donbass che sventola, su un tank, la bandiera del Cristo Pantokrator. E se avessero torto marcio quei “cattolici” teocon, ultras dell’atlantismo, che negano che sia in corso uno scontro tra la residua Cristianità d’Europa e l’Occidente liberal della cancel culture, dell’omosessualismo, dell’abortismo? Implicitamente, è la tesi di Dugin che, nella sua postfazione, ci ricorda, spenglerianamente, dello scontro tra Civiltà e civilizzazione.

Chi nega o solo minimizza i massacri, le torture, le distruzioni della soldataglia ucraina contro i civili nel Donbass dovrebbe essere obbligato anche solo a sfogliare questo ultimo libro: Enrico Vigna, Ucraina, Donbass i crimini di guerra del regime della giunta di Kiev, Zambon Editore. E’ una potente denuncia di ciò che hanno fatto gli ucraini ai russi nel 2014. E’ quindi incompleto, perché mancano altri otto anni di crimini di guerra. Non è un testo di opinioni: sono solo fatti. Innanzi tutto foto che sono un pugno in uno stomaco: la maggioranza delle pagine sono riempite da immagini terribili che qui non vogliamo descrivere, ma che dimostrano inequivocabilmente gli orrendi misfatti compiuti dagli ucraini, dopo il colpo di stato di Maidan, che hanno cercato di silenziare le proteste dei russi del Donbass, ma non solo, anche di Odessa, splendida città russa, fondata dai russi e costruita da architetti italiani. Poi una convincente documentazione su “casi esemplari” come i cecchini di piazza Maidan, il massacro di Odessa, l’abbattimento dell’aereo della Malaysia Airlines, il traffico di organi in Ucraina, le fosse comuni nel Donbass. Un libro duro, ma necessario se si vuole conoscere la verità dei fatti nel Donbass e in Ucraina.

Considerata la dittatura del pensiero unico dominante e falsificante, abbiamo bisogno di vaccini: ma di buoni vaccini intellettuali e soprattutto che funzionino e che non ci colpiscano con effetti avversi. Qualche buon libro, come questi sopra citati, ci può aiutare: ci rende più informati, consapevoli e quindi più liberi.

Antonio de Felip

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One thought on “PICCOLA BIBLIOTECA CONTRO LA RUSSOFOBIA IMPERANTE. Di Antonio De Felip.

  1. Chiediamo una piccola biblioteca sulle guerre “umanitarie” in Serbia Kossovo e via cantando
    Grazie infinite Giovanni

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