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IL PROFETA DELLA GRANDE EUROPA. Di Pietro Missiaggia

Jean Thiriart (1922-1992).

Chi ha mai sentito parlare di Jean Franςois Thiriart? Quasi nessuno, o, chi ne ha sentito parlare, lo associa semplicemente all’estrema destra. Questa mal conoscenza di Thiriart è più che giustificata, visto che, con la fine dei sogni, delle passioni, ma anche delle tragedie degli anni di piombo, o più in generale dell’attività politica extraparlamentare e di protesta contro ilpotere statale dagli anni ’60, fino alla caduta del muro di Berlino nel 1989, il suo pensiero e la sua opera finirono nell’oblio.Ma chi era Jean Thiriart? Egli era “troppo europeista per i nazionalisti, troppo nazionalista per i regionalisti e troppo comunista per i fascisti”,1soprattutto, come si può evincere dalla sua biografia e dal suo operato politico, egli si poneva come artefice di un’idea che andava al difuori da ogni schema politico ed ideologico del XX secolo, un’idea per la quale lottò per tutto il corso della vita: L’Europa Nazione. Thiriart credeva fermamente a un’Europa unita, ma lasua idea pan-europea era diametralmente opposta all’idea pan-europea di Unione Europea; per lui l’Europa doveva essere in grado di ergersi come stato indipendente da ambe le superpotenze che dominavano la scena politica della seconda metà del secolo scorso: gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, oltre che le potenze emergenti come la Cina.Thiriart, inizialmente, teorizzò l’idea pan-europea di un Europa-Nazione unita da Brest a Bucarest ed antagonista sia degli Stati Uniti che dell’Unione Sovietica, capacedi ergersi come polo indipendente nel piano geopolitico. Nel 1962, a tal scopo, fonda un partito pan-europeo di nome “Jeune Europe”o “Giovane Europa”; nonostante fosse estremamente critico nei confronti delle ideologie, egli era altresì fermamente convinto che l’Europa doveva nascera grazie a un partito guidato da un’élite d’avanguardia rivoluzionaria.2Al contempo, era persuaso che le avanguardie europee dovessero opporsi al processo di decolonizzazione ed intervenire, se necessario anche militarmente, nelle varie realtà europee, contro la NATO e il Patto di Varsavia3.Successivamente, l’idea thiriartiana riguardante i processi di decolonizzazione cambiò: questo lo spinse a stringere rapporti con i paesi arabi e l’OLP, che si opponevano a Israele e alle sue politiche filo-statunitensi, nonché ad incontrare personalità eminenti come il Premiercinese Zhou Enlai4, il Presidente egiziano Gamel-Abdel Nasser5e il leader argentino Juan Domingo Peròn67. Thiriart visitò inoltre alcuni paesi dell’est-europeo come la Jugoslavia e la Romania, giudicati da lui realtà “nazional-comuniste” che si caraterizzavano per una politica e un’applicazione creativa del socialismo, in maniera assai differente rispetto all’URSS. Un suo articolo sull‘idea paneuropea di Europa-Nazione da Brest a Bucarest venne tradotto e recensito per la rivista jugoslava “Medjunarodna politika89”.Thiriart cercava sostegno e supporto finanziario, per creare, con il suo partito, delle vere e proprie brigate europee in grado di opporsi ai due blocchi che occupavano il continente, ma non ottenne nulla di tutto ciò, e la Jeune Europe decadde come realtà politica dopo pochi anni, tanto che Thiriart decise di ritirarsi dalla politica.Solo nel 1981 Thiriart ritorna nella vita pubblica in veste di puro teorico, rivalutando il ruolo dell’URSS nell’idea d’integrazione europea: le sue tesi sono esplicate in un’opera pubblicata postuma: “L’Impero euro-sovietico da Vladivostock a Dublino”10. La nuova intuizione era che l’URSS, unicostato libero dall’influenza sionista e statunitense, doveva necessariamente ergersi come potenza unificatrice dell’Europa per compiere il suo destino geopolitico. Thiriart definiva comunque l’ideologia marxista-leninista che era incarnata al tempo nell’URSS come un’ideologia obsoleta fautrice di una politica economica errata; egli però era fortemente affascinato dall’idea totalitaria intrinseca nel socialismo reale sovietico. Il comunismo sovietico doveva secondo lui essere de-marxizzato, mantenendo la struttura totalitaria fino alla creazione di un “superuomo”o “uomo nuovo”sia in senso nietzschiano che marxiano: così facendo, l’URSS avrebbe adempito al suo fine geostrategico, espandendosi territorialmente ma anche modificando la sua ideologia, in una prospettiva non improntata in senso imperialista o all’idea del “socialismo universale”, bensì orientata verso l’idea paneuropea di unità di una grande Europa da Vladivostock a Dublino.Per adempiere a questo compito, era necessario l’arrivo di un “nuovo Stalin”,che avrebbe riformato il sistema sovietico in prospettiva paneuropea11. Thiriart era conscio, però, delle contraddizioni insite nel sistema sovietico, da qui nacque la sua tesi sulle due sfere distinte della vita umana: il “Dominium”: la sfera della libera espressione e del privato, e l‘”Imperium”: la sfera del primato politico su ogni entità e del pubblico.Thiriart, prima di morire nel 1992, vide la fine dell’URSS e visitò Mosca ospite dell’opposizione politica rispetto al neonato governo post-sovietico di Boris Eltsin: vi incontrò eminenti personalità politiche: il filosofo Aleksandr Dugin, l’ex membro del PCUS gorbacioviano e poi oppositore della Perestroijka Egor Ligaciov e il leader politico del neonato Partito Comunistadella Federazione Russa (KPRF) Gennady Zyuganov12. Nell’intervista rilasciata alla rivista nazionalista russa “Den”(Il Giorno) affermò che la caduta dell’URSS fu la più grande tragedia geopolitica del nostro secolo. Thiriart morì, nel Novembre del 1992, dopo tre mesi dal suo ritorno a Mosca, all’età di 80 anni, per un arresto cardiaco.Oggi, a distanza di quasi 30 anni dalla sua morte, quanto sono ancora rilevanti le sueteorie e cosa ci resta in eredità del suo pensiero politico e filosofico? Thiriart ci ha lasciato l’idea di un‘Europa diversa da quella che conosciamo, un‘Europa che in qualche modo voleva andare oltre all’idea di una federazione di nazioni unite solamente sul fronte dell’élite economica; il suo pensiero ricorda l’idea dei grandi spazi teorizzata dal giurista e filosofo tedesco Carl Schmitt. Le sue aspirazioni si riversarono sia nell’ideologia del neonato KPRF russo che nell’ideologia eurasiatista, anche se alcuni teorici come Dugin criticarono il suo pensiero: per Dugin Europa e Russia sono due entità distinte, come esplica sia ne “La Quarta Teoria Politica”13chein un‘opera su Putin14scritta in collaborazione con il filosofo francese Alain De Benoist, che pure, in qualche modo, deve qualcosaa livello ideologico a Thiriart. L’esperienza del suo gruppo politico Jeune Europesi concluse troppo presto; diversi suoi ex militanti si diedero al terrorismo inserendosi in altri gruppi armati di “sinistra” o “destra” durante gli Anni di Piombo, ma dall’ex realtà di Jeune Europanacquero anche intellettuali e personaggi di notevole rilievo culturale, come gli italiani Franco Cardini e Claudio Mutti, nonché, come si diceva, alcuni concetti che furono ripresi nell’ideologia del movimento culturale della Nuova Destra Francese, capeggiato da Alain De Benoist.

Pietro Missiaggia

Note

1 C.Boutin, “L’extreme droite francaise au-delà du nationalisme 1958-1996”, in “Revue Francaise d’Historie des Idées Politiques”, n.3, January-June 1996, p.133.

2 J.Thiriart, “L’Europa: un impero di 400 millioni di uomini”, Avatar Editions, Dublino 2011, cit. p. 43. L’idea di avanguardia rivoluzionaria fu ripresa spesso dai teorici e rivoluzionari marxisti: uno fra tutti Lenin, nonchè anche da movimenti completamente diversi, come il movimento fascista esploso in Italia negli anni ’20.

3 Cfr. L.Disogra “L’Europa come rivoluzione”, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma, 2020.

4 Cfr. A.Giannuli, E.Rosati, “Storia di Ordine Nuovo”, Mimesis, Milano-Udine, 2017.

5 Y.Sauveur, “Qui suis-je? Thiriart”, Pardès, Grez-Sur-Loing, 2016 cit. pp. 74-75.

6 J.M. Humire, I.Berman, “Iran’s Strategic Penetration of Latin America”, Lexington Books,London, 2014 cit.p.14.

7 J.Thiriart, J.D. Peròn, “Carteggio”,in “Eurasia.Rivista di studi geopolitici”, a.XV, n.1, Gennaio-Marzo 2018 cit.pp.149-151

8 Da “Europa Combattente”, n.20, dicembre 1966, cit.p. 4.

9Da”La Nation Européenne”, n. 29, Novembre 1968, cit.p. 2.

10 Pubblicato dalleEdizioni all’Insegna del Veltro di Parma nell’anno 2018.

11 Cfr. L.Disogra, Op.cit.

12 Cfr. G.A. Zjuganov, “Stato e Potenza”, Edizioni all’Insegna del Veltro, Parma, 1999.

13 A.G. Dugin, “La Quarta Teoria Politica”, NovaEuropa Edizioni, Milano, 2018 cit., pp. 339-345.

14 A. De Benoist, A.G. Dugin, “Eurasia. Vladimir Putin e la grande politica”, Controcorrente, Napoli, 2014 cit., pp. 100-101.

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