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IL REGNO DELLE DUE SICILIE A CINQUE STELLE. Di Cipo

Forse ci voleva: finalmente grazie ai 5 stelle abbiamo rifondato il Regno delle due Sicilie e mandato un forte segnale. Primo fra tutti un’affluenza in calo al Sud, chiara lontananza della gente dal palazzo, e ovviamente poi la scelta di quasi un meridionale su due di votare M5S.

Il dato elettorale segna una vittoria schiacciante in tutti i collegi uninominali e delle percentuali plebiscitarie a favore del partito del comico in tutto il Sud, con qualche piccola eccezione in Calabria. Forse percepire reddito senza lavorare piace a tutti più degli 80 euro di renziana memoria. Eppure il voto dei 5stelle è un voto trasversale.

La vittoria in Sicilia del centrodestra alle scorse regionali faceva immaginare scenari diversi: la presidenza Musumeci aveva fatto sperare tanti rais di partito. Ogni elezione è una partita a sè, i dati non sono trasferibili e nemmeno sommabili. I sondaggi risultano essere poca cosa rispetto al dato reale.

Con questo sistema elettorale che lascia l’elettore ‘libero’ dalle pressioni di segreterie e parentele, il voto prende un aspetto diverso: un voto al partito o al simbolo è chiaramente l’occasione per l’unico simbolo forte (M5S), l’unico con valide percentuali senza nome del leader; tutti gli altri sono proposte a premier poco incisive. Forse solo la scritta ‘Salvini Premier’ aiuta la Lega a prendere qualche consenso al sud.

La campagna elettorale condotta dalle forze perdenti (tutti a eccezione di Lega e M5S) non ha convinto. Non convince la proposta di Fratelli d’Italia che si attesta in Sicilia al di sotto del 4% (la soglia di sbarramento delle amministrative in Sicilia è al 5%) andando sotto anche alla Lega di Matteo Salvini. Quest’ultimo convince più della Meloni; un po’ meno la classe dirigente locale del Matteo nazionale: la Lega in Sicilia è un centro di riciclo per vecchi democristiani che, nelle competizioni locali, falliscono miseramente con il simbolo del Carroccio.

La proposta delle Meloni viene vista poco autentica: pare che il programma e gli slogan siano scopiazzati da Lega e Cpi. Eppure sembra convinta di avere alle spalle un grande partito – l’An con doppia cifra – o una corrente decisiva nel PdL, ma risulta incapace di convergere su di se le simpatie dell’elettorato di destra: non bastano le convinzioni, a maggior ragione se si  aggrega attorno a se ex-Pd o centristi, così come non è bastato un’assessorato regionale, un gruppo consigliare al Comune di Catania (città che a Giugno sarà chiamata al voto) o il sindaco a Vittoria (Rg), oltre ai tanti altri amministratori. La proposta di Fdi è lontana dalla gente, in particolare lontana dalla propria gente dispersa in compagini minoritarie o fagocitata da Forza Italia, Lega o M5S.

Forza Italia è un partito che, pur perdendo qualcosa rispetto al passato, si aggira sul 20% dei voti. Ma Berlusconi è finito: forse lo ritroveremo come Presidente della Repubblica eletto dal popolo. Scomparso invece – almeno con queste nazionali – lo scudo crociato. Ma solo nel simbolo. Così come i radicali e i comunisti: inesistente le forze di ‘sinistra’ oltre al Pd, oggi centro di grandi segreterie che potrebbero traslocare su forze centriste viste le dimissioni di Renzi. Un chiaro segnale di rottura con il proprio elettorato e una proposta politica sbagliata: da immigrazione a sicurezza, da Europa a banche, la sinistra non convince e delude. Figurarsi sul lavoro.

Il segnale è chiaro: il sud è abbastanza allergico ai partiti. Forse lo è sempre stato, ma oggi che i partiti sono la sommatoria di segreterie, si percepisce maggiormente questo scollamento. Non c’è nessuna proposta strutturata, organizzata e sopratutto alternativa in grado di convincere; e in questa situazione i 5 Stelle fanno il pieno dei voti. Con tutti i pericoli annessi a questa proposta.

Alla destra della Lega – al Sud come nel resto d’Italia – non si trova nulla: Casapound ha una base su cui costruire, ma necessita di aprirsi ad altri per superare la soglia. Non basta monopolizzare l’attenzione mediatica dell’onda nera; l’allarme fascista si è perso e disperso nelle urne. Il loro programma ha ispirato tanti, e gli slogan della tartaruga sono stati usati da Fdi e Lega, così come tanti “loro” voti.

450mila italiani hanno votato destra radicale, 1 milione e mezzo la Meloni, 5 milioni Salvini: forse sono questi i numeri da cui partire con una proposta che sia a tutela del territorio e dei territori senza perdersi in sterili chiacchiere?

Cipo

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