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MENTRE L’UE STRINGE SUL CETA LA POLITICA COMMERCIALE GLOBALE CAMBIA. – di Claudio Giovannico

Sospese le trattative relative all’accordo di libero scambio transatlantico (TTIP) tra Unione Europea e Stati Uniti a causa dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca e delle sue politiche commerciali “protezioniste”, l’UE sembra oramai aver invece portato a termine con esito positivo i negoziati commerciali col Canada. Proprio alcuni giorni orsono, il Parlamento europeo ha approvato il cosiddetto CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), il trattato sul libero commercio tra il mercato europeo e quello canadese. Secondo il diritto europeo, ai fini dell’entrata in vigore di detto accordo commerciale resta la ratifica da parte dei Parlamenti nazionali dei singoli Stati membri dell’Unione, avendo invece il Canada da parte sua già provveduto in tal senso.

Così come per il TTIP, anche il CETA è oggetto di profonde contestazioni, dal momento in cui c’è chi afferma che non rappresenterebbe altro che una sorta di “cavallo di Troia” attraverso il quale si permetterebbe un’operatività de facto del TTIP. In effetti, alla luce dell’accordo di libero scambio esistente fra Canada e USA, il NAFTA, si consentirebbe in sostanza l’ingresso indiretto di prodotti e operatori commerciali americani nel mercato europeo e viceversa, superando così l’impasse sul TTIP.

I motivi per cui il CETA viene criticato riguardano aspetti controversi legati alla regolazione commerciale, che vanno dalla tutela dei consumatori, dei lavoratori e dei piccoli produttori, agli standard qualitativi di produzione, sino ad arrivare al problematico rapporto tra Stati e multinazionali all’interno dei processi decisionali politici.

Tuttavia, volendo sorvolare sui numerosi aspetti di criticità presenti all’interno di detto negoziato commerciale, risulta interessante considerare l’aspetto legato agli scenari globali relativi al commercio internazionale. Il presente articolo esordisce facendo riferimento al possibile definitivo abbandono delle trattative sul TTIP, per volontà a stelle e strisce, dato il sostanziale cambio di direzione politica in ambito commerciale operato dal neo-Presidente degli USA, Donald Trump, in ottica protezionistica.

Sino ad ora i rapporti commerciali, e non solo, tra Stati Uniti e Unione Europea sono stati ottimi, al punto che solo uno sconvolgimento politico inaspettato, come l’elezione di Trump, avrebbe potuto mettere in dubbio il progetto del TTIP. Le recenti dichiarazioni del Presidente Trump contro l’euro e contro la Germania – unico Paese dell’UE a beneficiare degli effetti della moneta unica, attraverso cui, secondo Washington, “praticherebbe una politica commerciale sleale” – hanno rappresentato un cambio di rotta nei rapporti con Berlino in chiave conflittuale.

In questo rinnovato quadro di contrasto nei rapporti fra Germania e Stati Uniti, se da un lato appare possibile un’implementazione delle relazioni USA con la Gran Bretagna, in aperta concorrenza con l’Unione, dall’altro lato Berlino sembra guardare con interesse ad est, nello specifico al mercato cinese, piuttosto che a quello russo. L’apertura ai rapporti commerciali con la Cina tuttavia avanzerebbe serie preoccupazioni e dubbi in merito alle garanzie di produzione sugli standard qualitativi europei, mentre un accordo con Mosca potrebbe rappresentare seriamente un’opportunità per spostare in maniera rilevante gli equilibri geoeconomici globali in ottica euroasiatica.

Per il momento l’accordo sul CETA mostra una politica estera europea diretta in senso contrario rispetto allo scenario immaginato nelle precedenti righe. Questo prevederebbe l’abbandono da parte della Germania delle istanze mercantilistiche e colonialiste finora portate avanti a discapito del resto del continente e la fine dell’ostilità nei confronti della Federazione Russa, che per ora appaiono tuttavia molto lontani dal realizzarsi.

Claudio Giovannico

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