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Cercasi leader europeo disperatamente. di G. Piga

E così Draghi all’euro summit di tre giorni fa nelle slide disponibili ha dato rilievo evidente alla questione degli appalti pubblici per investimenti. Lo ha fatto in maniera retoricamente “positiva” nella penultima slide dove indica le 4 frecce che suo avviso deve scoccare l’arco europeo (monetaria, finanziaria, strutturale via riforme e fiscale), suggerendo che quella fiscale si dovrà nutrire di “investimenti pubblici assieme alla conferma del Patto di Stabilità e Crescita come àncora di stabilità. Lo ha fatto, ancora meglio, evidenziando in questo grafico il crollo della domanda pubblica avvenuto dalla crisi in poi.

Una retorica così diversa da quella degli ultimi anni, quella di un Draghi che si vede costretto ad ammettere che la domanda interna e l’economia europea non possono ripartire stimoli pubblici.

Il grafico evidenzia chiaramente come investimenti privati e pubblici sono crollati (la base 100 è riferita al 2008 ed ha il vantaggio di evidenziare meglio l’andamento nel tempo di ognuna delle variabili rispetto al suo livello di partenza pre-crisi) e come questa loro performance è alla base della stagnazione europea.

Un Draghi dunque rooseveltiano? Purtroppo non ancora, ed è un peccato, viste le similitudini tra questa crisi da cui non usciamo e quella che si trovò ad affrontare il Presidente americano dal 1933, uscendone alla fine.

Non è solo la differenza nell’uso della freccia finanziaria che segna un divario nelle politiche proposte: qui va ricordato che agli stress test della BCE, FDR contrappose ben più coraggiosamente e subito l’Emergency Bank Relief Act, che passò dopo poche ore di dibattito al Congresso, mettendo tutte le banche al diretto controllo federale e riaprendo una speranza sul credito che è assente nella nostra area euro dove le banche non prestano a debitori incagliati dalla crisi.

Non è solo l’enorme enfasi oratoria nella lotta contro la deflazione ed favore dell’inflazione che ebbe FDR, che si scontra contro la resistenza infinita e miope tedesca di oggi.

Fu anche una enorme differenza nell’uso dell’altra freccia, quella fiscale. Il grafico sottostante ricostruisce l’andamento pressoché delle stesse variabili usate da Draghi a partire dalla crisi del 1929, per un numero di anni simile.

Cosa notate? Sicuramente come la crisi fu più forte nei primi anni negli Usa (a causa soprattutto del crollo della domanda interna) che in Europa oggi. Ma anche, noterete, come la ripresa si sia consolidata prima che da noi. La nostra, di recessione europea, che rischia di divenire più lunga e più pesante di quella di allora statunitense.

E cosa portò l’economia americana fuori dalle sabbie mobili? Quale fu la liana a cui si attaccò l’economia in fin di vita?

Lo vedete da soli. La domanda pubblica di appalti, sia beni correnti che capitali, sia spesa per forniture e servizi sia infrastrutture, che di personale nel pubblico. Metterle insieme non è solo dovuto al fatto che non sono riuscito a trovare il dato separato in poco tempo; è anche dovuto al fatto che spesso negli investimenti pubblici ci sono sprechi (Mose, Expo) e spesso nella spesa corrente c’è innovazione (acquisti di TAC, ecotomografi, stipendi per ricercatori e scienziati).

Draghi non se l’è sentita di aggiungere la spesa per stipendi per maestri, dottori, ricercatori, poliziotti, giudici – molti dei quali sottopagati e “sottostaffati” e sempre più sottopagati e sempre più “sottostaffati” per i tagli che continuano – né la spesa per beni e servizi al suo grafico. Era troppo chiedere, certo, immaginiamo le urla dei tedeschi nel caso l’avesse fatto.

Ma il messaggio è chiaro: questa Europa non ha capito nulla di questa crisi, continua a non capirci nulla, l’Italia continua a fare quel che gli dice chi non ci capisce nulla e tra poco nessuno capirà come mai l’Europa ha finito per morire, separandosi in mille staterelli dalle mille valutine. Ma così è. Ci vuole un leader, come FDR, e qui di veri leader scarseggia la materia prima ovunque in Europa.

*Domus Europea ringrazia il Blog di Gustavo Piga

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